New Economy

26/03/2024

Che cosa si Intende per New Economy?

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Cos’è la New Economy?

Il fenomeno della new economy e il dibattito che esso ha generato sono associati alla fase di crescita che l'economia statunitense ha sperimentato negli anni Novanta e che per vari aspetti non ha precedenti nella storia dei paesi avanzati.

In particolare, la caratteristica «nuova», nella new economy definizione, è stata che l'aumento della produzione si è tradotto in un forte incremento dell'occupazione senza spinte inflazionistiche, come era in generale avvenuto in fasi di sviluppo simili.

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La mancanza di tensioni sui prezzi nella lunga fase espansionistica è stata considerata come prova del fatto che la crescita fosse riconducibile a nuove possibilità produttive. Se si vuole dare alla new economy definizione, molti osservatori hanno definito il fenomeno come indicazione dell'avvento di nuovi legami strutturali tra le variabili economiche (a New Economy > Nuove Economie).

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È convinzione diffusa che lo sviluppo americano sia stato generato da un aumento sostenuto e duraturo della produttività, a sua volta riconducibile alla diffusione su larga scala delle Tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Tic): telefonia, micro-elettronica, informatica, internet, tecnologie che consentono di immagazzinare, elaborare e comunicare informazione in tempo reale a basso costo, tipiche della new economy.

Data la rilevanza del fenomeno, è particolarmente importante valutare se, quanto e in che modo, alcuni degli aspetti fondamentali della nuova economia si siano diffusi nel sistema produttivo italiano, dal momento che nel caso statunitense essi sono stati la fonte di forti tassi di crescita della produttività, superiori a quelli dei principali paesi industrializzati.

Tra l'altro è evidente che tutte le potenzialità non si fossero ancora esplicate, se è vero che le Tic configurano una reale «rivoluzione tecnologica» i cui effetti, come per altre grandi innovazioni ('elettricità, ad esempio) si dispiegheranno pienamente solo dopo l'introduzione di cambiamenti organizzativi e istituzionali complementari, che allora erano ancora agli inizi. Di conseguenza, le potenzialità di diffusione e gli eventuali ostacoli alla new economy divengono fattori rilevantissimi per spiegare l'andamento attuale della produttività delle imprese italiane e quello probabile nel futuro.

È quindi importante interrogarsi, oltre che su «quanta» new economy sia attualmente presente nel nostro sistema produttivo, su quali fattori ne favoriscano la diffusione, per valutare in che modo possano incidere sulle future possibilità di adozione delle nuove tecnologie.

Quali opportunità per le imprese nella new economy

Una distinzione importante, quando si considera la diffusione delle nuove tecnologie, è quella tra settori in cui le innovazioni vengono generate e incorporate nei prodotti finali, e settori utilizzatori, che introducono le nuove tecnologie attraverso i nuovi beni capitali acquisiti.

Per quanto riguarda i primi, gli Stati Uniti hanno raggiunto un consistente vantaggio competitivo rispetto all'Europa e ancor più nei confronti dell'Italia.

Anche sulla base delle considerazioni fatte sin ora, è perciò difficile immaginare che l'industria italiana potesse nel medio periodo sviluppare un autonomo settore produttore di capitali innovativi: la quota di valore aggiunto dei settori Tic sul totale era in Italia poco superiore al 5%;

la quota di produzione di computer e apparecchiature per ufficio nel 2000 sul totale della produzione manifatturiera era inferiore all'1%; solo nel settore delle telecomunicazioni le distanze rispetto agli altri principali paesi industrializzati erano contenute.

I vantaggi maggiori per l'industria italiana - in termini di incrementi di produttività - potevano derivare invece dall'introduzione della tecnologia nei comparti a valle rispetto ai settori produttori di capitali e di alta tecnologia;

un ruolo centrale per l'industria italiana assunsero pertanto le questioni dell'adozione e della diffusione delle nuove tecnologie.

Può essere utile quindi valutare se e come le peculiarità dal punto di vista della struttura dimensionale, della specializzazione produttiva, della distribuzione territoriale del sistema produttivo italiano ebbero effetti sulle potenzialità di sfruttamento delle nuove tecnologie e sui benefici attesi.

L’Adozione di Nuove Tecnologie nella new economy

Gli studi a disposizione suggerivano che rispetto agli Stati Uniti vi fosse un ritardo dell'Europa, e dell'Italia in particolare, nell'adozione delle nuove tecnologie, nonostante gli investimenti abbiano mostrato ovunque un'accelerazione nell'ultimo decennio.

Nei paesi Ocse essi passarono da una quota inferiore al 10% sul totale degli investimenti fissi (escludendo quelli residenziali) a quote comprese tra il 10 e il 35%.

Per l'Italia si passò dal 10 al 17% circa, una percentuale comunque inferiore, oltre che a quella degli Stati Uniti, anche al Regno Unito, alla Germania, ai paesi del Nord Europa.

Per quanto riguarda il software, che costituisce ovunque la componente più dinamica degli investimenti, e che rappresentava nel 2000 oltre il 14% degli investimenti fissi statunitensi, l'Italia si collocava intorno al 5%.

Più elevata era nel nostro paese la quota delle apparecchiature per telecomunicazioni. Indicazioni più precise sul caso italiano, anche se difficilmente confrontabili con altri paesi, sono disponibili sulla base di un'indagine sulle imprese manifatturiere con oltre 50 addetti, relativa al 2000.

Essa mostra come, innanzi tutto, la dotazione di Hardware e le spese in Tic delle imprese fossero piuttosto contenute: il numero medio di Personal computer (Pc) per addetto era pari a 0,39; le spese per acquisto e manutenzione di nuove tecnologie erano state nel 2000 meno di un milione di lire per addetto.

Le connessioni attraverso reti interne e l'utilizzo della rete e di software per questioni organizzative risultavano invece relativamente diffuse. Nel 2000 il 41% delle imprese utilizzava i cosiddetti Material requirements planning (Mrp), il 20% gli Enterprise resource planning (Erp, tecnologie di integrazione organizzativa, vale a dire sistemi informatici che rendevano possibile l'integrazione di tutte le aree aziendali interne ed esterne all'impresa), il 30% Electronic data interchange (Edi).

Solo il 2,6% delle imprese non era dotato di alcuna di queste tecnologie, mentre il 12,8% faceva uso di tutte. Nel 2000 quasi tutte le imprese (il 97%) risultavano collegate a Internet e l'82% disponeva di un sito aziendale. In realtà quest'ultimo non appare un reale strumento di comunicazione per le imprese: infatti il 73% dichiarava di aggiornarlo raramente, il 10% mensilmente, il 3% due volte al mese, il 5% settimanalmente, solo 1,8% giornalmente.

New Economy: Fattori organizzativi e investimenti in capitale umano

Gli studi disponibili, soprattutto relativi al caso statunitense, suggeriscono che i fattori chiave per assicurare una crescita della produttività in corrispondenza dell'adozione delle nuove tecnologie nella new economy, sono due:

1. Innanzi tutto per rendere l'uso di computer e tecnologie collegate più produttivo, le imprese devono disporre di forza lavoro qualificata;
2. In secondo luogo, poiché i computer modificano le modalità e la velocità con cui l'informazione viene prodotta e diffusa, le imprese devono corrispondentemente modificare le loro modalità di funzionamento interno con una riduzione del numero dei livelli manageriali e maggior decentramento dei processi decisionali e produttivi.

A loro volta, nella new economy, queste innovazioni organizzative inducono un'ulteriore domanda di lavoro specializzato/qualificato. In generale, all'interno delle imprese, l'introduzione delle nuove tecnologie si deve associare alla trasformazione verso strutture organizzative piatte, con un maggiore decentramento delle decisioni all'interno delle imprese, una riduzione del numero dei livelli gerarchici e una maggiore autonomia a ciascun livello.

Queste strutture, a loro volta, consentono di sfruttare più velocemente le nuove informazioni e di rispondere più rapidamente agli shock, tipici di una new economy. In conclusione, i dati disponibili suggerivano che lo scarso uso di Tic in Italia fosse legato, oltre che all'assenza dai settori innovativi - con la rilevante eccezione delle telecomunicazioni - alle caratteristiche della struttura produttiva: dimensioni, specializzazione, distribuzione territoriale.

Tuttavia, data la rapidità con cui il recupero sta avvenendo in tutta Europa e dati i costi decrescenti delle nuove tecnologie, non sembra che questa sia da considerare un'occasione definitivamente perduta.

Occorre però incidere attivamente su alcuni dei fattori che favoriscono la diffusione della new economy nel sistema: formazione, aspetti organizzativi, infrastrutture di supporto.

Fonte: L’Industria Italiana – Magda Bianco