Dimensione Aziendale

31/05/2024

Dimensione Aziendale: conta davvero?

La dimensione aziendale conta?

Tra i fattori di arretratezza del nostro sistema produttivo viene spesso indicata la distribuzione dimensionale delle imprese. Si dice che il sistema produttivo italiano manca di imprese di medie dimensioni, oppure che esistono vincoli alla crescita delle imprese che non consentono loro di raggiungere le dimensioni dovute. Il dibattito è per molti versi ancora aperto e non vi sono a oggi risposte del tutto conclusive. Vale però la pena di inquadrare questo dibattito innanzi tutto in un quadro analitico di riferimento, per poi verificare cosa dicano i numeri e come essi vadano interpretati.

La prima domanda da porsi naturalmente è se le dimensioni aziendali «contino» per la crescita dell'economia, ovvero se esiste un legame tra crescita complessiva e dimensioni aziendale. La risposta che viene data nella letteratura economica è generalmente positiva e questo per due motivi: il primo ha a che fare essenzialmente con la presenza di economie di scala nella produzione; il secondo con la capacità di un sistema di generare innovazione.

Per quanto riguarda il primo aspetto, se la produzione di alcuni beni è caratterizzata da economie di scala, ossia da costi unitari di produzione decrescenti - almeno sino a un certo livello della produzione - la realizzazione di tali prodotti con dimensioni impresa inferiori a quelle che consentono il pieno sfruttamento delle economie, ossia la produzione al costo unitario minimo, implica una perdita di efficienza.

Diverse analisi empiriche mostrano che nella maggior parte dei settori esiste una dimensione azienda minima efficiente. In generale, essa varia tra settori a seconda delle caratteristiche del processo produttivo.

Peraltro, la scala efficiente dipenderà da una serie di fattori, non solo tecnologici, che possono variare nel tempo: maggiore è la flessibilità dei processi produttivi e minori sono i costi di scambio sul mercato (ossia i costi per l'acquisizione all'esterno di «parti» necessarie alla realizzazione del prodotto, quali ad esempio servizi finanziari, servizi di progettazione, ecc.), minore è la dimensione aziendale minima necessaria per mantenere un livello adeguato di efficienza. Torneremo più avanti su questo punto.

Per quanto riguarda il secondo aspetto, la competitività e lo sviluppo di un sistema di imprese dipendono anche dalla sua capacità di generare innovazioni, che consentano di percepire maggiori profitti, ampliare le quote di mercato, ridurre i costi di produzione.

Se per realizzare tali innovazioni è necessario avere una certa dimensione aziendale minima, una eccessiva frammentazione della struttura produttiva può essere causa di minori innovazioni e quindi di una crescita complessiva del sistema inferiore.

Ancora, se una rapida crescita delle quote di mercato rappresenta una condizione per assicurare a chi ha realizzato le innovazioni i profitti che esse generano, vincoli alla crescita possono rappresentare un ostacolo all'innovazione.

Infine, la tendenza all'arresto della crescita delle imprese intorno a soglie dimensionali relativamente basse penalizza anche le possibilità di «apprendimento organizzativo» del sistema e rischia di creare un circolo vizioso, che si caratterizza per la continua riproduzione di modelli organizzativi elementari, in cui risulta difficile l'inserimento di personale esterno con alti livelli di preparazione manageriale, elevate aspettative di autonomia decisionale e di valorizzazione e sviluppo delle proprie competenze.

Ebbene, diverse analisi empiriche recenti confermano che la crescita della produttività (uno dei principali indicatori di competitività dipende, oltre che dalla «demografia» d'impresa (natalità e mortalità), proprio dalla crescita delle imprese stesse: in particolare, secondo le stime dell'Ocse, alla crescita delle imprese esistenti è imputabile il 60% della crescita della produttività del lavoro.

Altre analisi evidenziano inoltre come, anche all'interno dello stesso settore, dimensioni impresa maggiori possono avere ricadute «positive», rappresentate da maggiori potenzialità di crescita.

Dimensioni aziendali medie più elevate sono infatti associate a maggiore crescita della produttività. La ragione principale sta nel fatto che in tali imprese l'attività di ricerca e quindi l'innovazione è più intensa.

Complessivamente, queste considerazioni suggeriscono dunque che, in prima istanza, le dimensioni impresa contano e che dimensioni aziendali troppo piccole possono essere fonti di svantaggi.

Dimensione Aziendale: quanto conta nel settore degli utensili industriali?

Le dimensioni aziendali nel settore degli utensili industriali rappresentano un aspetto cruciale per la competitività e l'innovazione dell'intera filiera produttiva. Questo settore, che fornisce strumenti essenziali per la lavorazione e la produzione industriale, è caratterizzato da una forte dipendenza dall'efficienza operativa e dalla capacità di ricerca e sviluppo. Le imprese di dimensioni adeguate hanno un vantaggio significativo nel settore degli utensili industriali. Innanzitutto, la presenza di economie di scala è fondamentale per mantenere costi competitivi nella produzione di utensili di alta qualità.

Le imprese più grandi possono investire in macchinari avanzati e processi automatizzati, riducendo i costi unitari e mantenendo standard elevati di precisione e durabilità dei prodotti. Inoltre, le dimensioni aziendali influenzano direttamente la capacità di ricerca e sviluppo.

Le imprese più grandi hanno risorse finanziarie maggiori per investire in innovazione, sviluppando nuove tecnologie e materiali che migliorano le prestazioni degli utensili e soddisfano le esigenze sempre più sofisticate dei clienti. Un'altra considerazione importante riguarda la rete di distribuzione e la presenza internazionale.

Le imprese di maggiori dimensioni hanno spesso una maggiore capacità di penetrazione nei mercati globali, espandendo le proprie attività e aumentando la quota di mercato. Questo favorisce una maggiore diffusione delle conoscenze e delle tecnologie innovative nel settore. Tuttavia, è essenziale trovare un equilibrio ottimale nelle dimensioni aziendali.

Mentre le imprese più grandi possono beneficiare di economie di scala e maggiori risorse per l'innovazione, le imprese di dimensioni più contenute possono essere più flessibili, agili e specializzate in nicchie di mercato specifiche. Nel contesto degli utensili industriali, le dimensioni aziendali possono quindi influenzare la competitività globale del settore, la capacità di innovare e adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato.

Promuovere la crescita sostenibile delle imprese di medie dimensioni potrebbe essere fondamentale per alimentare il progresso tecnologico e lo sviluppo industriale nel settore degli utensili, garantendo al contempo una diversificazione e una specializzazione efficaci per soddisfare le varie esigenze dei clienti.

Il confronto Internazionale

Si dice usualmente che le imprese italiane sono relativamente piccole nel confronto internazionale, che la nostra economia è caratterizzata da una rilevantissima presenza di piccole e piccolissime imprese.

In realtà quest'ultimo fatto è una caratteristica di quasi tutti i sistemi produttivi; le imprese di piccole e piccolissime dimensioni sono quasi ovunque assai più numerose delle grandi: le piccole imprese (con meno di 10 addetti) rappresentano la vasta maggioranza delle imprese in tutti i paesi sviluppati (94% nel Regno Unito; 93% in Francia e Portogallo; 95% in Italia; 90% in Olanda).

La quota di occupazione totale che esse impiegano è peraltro assai più contenuta (28% in Germania e Regno Unito; 34% in Francia contro il 48% dell'Italia). Rispetto a questo fenomeno generale, la nostra struttura produttiva si distingue per due caratteristiche: a la polarizzazione tra grandi e piccole imprese e la presenza limitata di una fascia di medie imprese; b il fatto che, rispetto agli altri sistemi, il numero e il peso relativo delle piccole e piccolissime imprese sia superiore, anche a parità di settore.

Per ciò che riguarda il primo punto, l'industria italiana è stata caratterizzata fino agli anni recenti dalla presenza di un gruppo limitato di grandi imprese: se private, spesso collegate da relazioni di proprietà incrociata e dal coinvolgimento negli stessi consigli di amministrazione; se pubbliche, attive soprattutto nei comparti dei servizi di pubblica utilità, ma fino ad anni recenti anche in molti altri settori.

Le peculiarità del nostro sistema, sotto questo profilo, vanno individuate, da un lato nella scarsità di grandissime imprese, in grado di competere sui mercati internazionali (la presenza delle nostre imprese nelle classifiche relative alle 500 imprese più grandi nel mondo è sempre stata assai contenuta e inferiore a quella degli altri maggiori paesi, anche europei); dall'altro lato, nella relativa scarsità di imprese di «medie» dimensioni (diciamo comprese tra 200 e 1.000 addetti) che in altri sistemi rappresentano il nucleo portante della struttura produttiva.

Ma perché le imprese italiane sono così piccole rispetto alle altre?

Spesso si sostiene che questo è l'effetto della specializzazione in settori tradizionali, in cui la dimensione aziendale ridotta risulta funzionale (anche se a volte viene sostenuta la tesi opposta: le imprese sono «condannate» a questa specializzazione perché piccole).

Questa ipotesi tuttavia non viene confermata quando vengono confrontate le dimensioni impresa «per settore»: se consideriamo ad esempio il settore «tessile e abbigliamento» e poniamo a 100 la dimensione media europea, troviamo che le imprese italiane hanno una dimensione pari a 48. Questo risulta vero per la maggior parte dei nostri settori produttivi.

Solo quello dei macchinari si avvicina, con un valore di 94 rispetto alla media di 100, agli altri paesi. Germania e Regno Unito hanno invece dimensioni medie delle imprese che sono maggiori della media europea (circa 160, fatta sempre 100 la dimensione aziendale media europea) in quasi tutti i settori; le imprese francesi hanno dimensioni medie simili a quelle europee, quelle spagnole più basse, anche se lievemente superiori a quelle italiane.

Tiriamo le somme

Il confronto delle dimensioni aziendali italiane con altri sistemi produttivi internazionali mette in luce alcune peculiarità. In Italia, la struttura produttiva è caratterizzata da una forte presenza di piccole imprese e da una carenza di imprese di medie dimensioni, un fenomeno che influisce sulla competitività e sull'innovazione del paese.

Il dibattito sulla relazione tra dimensioni delle imprese e crescita economica rimane aperto, ma le evidenze empiriche indicano che le dimensioni aziendali giocano un ruolo significativo nella produttività e nell'innovazione. In particolare, le imprese di dimensioni maggiori tendono ad avere maggiore propensione all'innovazione e quindi a contribuire in misura più significativa alla crescita economica complessiva.

Le ragioni alla base delle dimensioni ridotte delle imprese italiane rispetto ad altri paesi non sono completamente chiare e vanno al di là della mera specializzazione settoriale.

Sebbene esistano ipotesi sulle cause di questa struttura dimensionale, come la presenza di settori tradizionali o l'effetto di vincoli strutturali, sono necessarie ulteriori analisi per comprendere appieno questa dinamica. In sintesi, le dimensioni delle imprese svolgono un ruolo critico nel determinare la competitività e la capacità innovativa di un sistema produttivo.

La presenza predominante di imprese di piccole dimensioni in Italia pone sfide e opportunità uniche per il miglioramento del contesto imprenditoriale e della crescita economica nel lungo periodo.